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Con lucidità e rigore Peter Zumthor racconta il suo fare architettura, ancorato ai valori della memoria dell'uomo. Riflessioni sull'architettura perduta, sul significato della bellezza, sull'importanza dell'insegnamento attraverso l'esperienza di un architetto-artigiano le cui opere documentano la passione per una architettura concreta e, allo stesso tempo, poetica fatta di conoscenze costruttive, di sensibilità e competenza nell'uso della materia, di coerenza nel disegnare e pensare lo spazio anche attraverso l'uso sensuale di luce, materiali, colori. Nei suoi scritti Zumthor denuncia una profonda insofferenza nei confronti dei luoghi comuni che assediano l'epoca contemporanea; questa insofferenza vibra nel pacato ragionare e nell'elegante raccontare dell'architetto teso verso un'attenzione costante e vigile per quanto la contemporaneità offre alla meditazione di chi pratica questo mestiere.